In Italia una donna su cento soffre di bulimia nervosa con obesità.

Questo dato emerge da studi epidemiologici e statistici riguardanti una patologia che, almeno fino a 30 anni fa, sembrava essere assente o poco rappresentata nel nostro tessuto sociale.

A tutti è probabilmente capitato, almeno una volta, ed in modo più o meno consapevole, di mangiare nella speranza di superare stress emotivi, traumi affettivi, stati di noia o di solitudine; negli ultimi anni, però, si è avuta una tale modificazione della condotta nutrizionale da richiedere spesso interventi terapeutici precisi.

La bulimia nervosa è stata descritta circa venti anni fa. Sia l’anoressia che la bulimia nervosa risentono di fattori socioculturali ed individuali che ne modificano alcuni aspetti come la frequenza e l’epoca di insorgenza. Gli ultimi studi condotti, delineano un’aumentata incidenza negli individui nati dopo il 1960 ed una più precoce età d’insorgenza, sempre in questo periodo.

È probabile che l’alta incidenza di bulimia nervosa sia dovuta anche a pressioni culturali che si sono rafforzate agli inizi degli anni sessanta: idealizzazione del corpo femminile, preoccupazione eccessiva per l’aspetto esteriore, stereotipi mediatici. Inoltre negli ultimi anni si è assistito al cambiamento di ruolo della donna in ambito sociale così come sono profondamente mutate le aspettative della società, della famiglia e della donna nei confronti di se stessa. Ciò potrebbe, almeno in parte, giustificare il disagio psicologico che spinge a cercare maggiori gratificazioni nella ricerca del cibo.

Le recenti acquisizioni PNEI hanno messo in rilievo il ruolo dei neurotrasmettitori cerebrali nel determinismo delle sindromi bulimiche correlate sia a stati ansioso depressivi che a disregolazione endocrina.

In tal senso le sindromi bulimiche si accompagnano ad uno status neuroendocrino specifico.

La medicina biologica offre la possibilità, mediante organoterapici di suino, neurotrasmettitori omeopatizzati e farmaci omeopatici di risonanza psicoendocrina, di correggere il substrato neuroendocrino della bulimia nervosa. A tale terapia possono essere associati i farmaci di attivazione emuntoriale e mesenchimale secondo le indicazioni dell’omotossicologia classica. Il MAP può svolgere un ruolo particolarmente importante nella regolazione dell’aspetto nutrizionale del paziente bulimico. Vengono proposti alcuni elementi terapeutici nell’ambito di una casistica clinica.